Otoniel Guevara (Quezaltepeque, El Salvador, 06/10/1967) è un poeta e giornalista salvadoregno. È stato dichiarato Gran Maestro di poesia dal Ministero della Cultura di El Salvador e la sua opera letteraria è stata dichiarata patrimonio nazionale.
Ha studiato giornalismo all'Università di El Salvador. Ha fatto parte del Fronte di Liberazione Nazionale “Farabundo Martí" durante la guerra civile in El Salvador. Ha lavorato come creativo pubblicitario, giornalista e manager culturale. La sua opera poetica, che si compone di più di trenta titoli, è stata tradotta in numerose nazioni. È fondatore della “Our America Network of International Poetry Festivals” e del “World Poetry Movement” di Medellín (Colombia).
...Ogni sua immagine, per quanto tagliente, conserva un fondo di umanità alla ricerca di significato e bellezza anche se temporanea. Guevara si tiene vicino a tutti gli avvenimenti che partono dai decenni di guerra civile e che ha vissuto sulla propria pelle e parla delle cicatrici di un conflitto che ha coinvolto ogni strato della società salvadoregna. La tensione della voce del disagio che non è solo personale ma collettivo emerge dai suoi versi come sostanza vibrante e si traduce nella vera rivelazione della propria emarginazione. Ad ogni verso il poeta salvadoregno offre uno sguardo crudo ma poetico su temi universali comparendo con un linguaggio oscillante tra il sacro e il profano, Guevara esplora anche il conflitto interiore dell’uomo contemporaneo, diviso tra la ricerca della verità e l’accettazione di un sistema che spesso opprime. Le sue parole si fanno quindi specchio di una resistenza silenziosa, di un rifiuto di essere parte di quel “mercato nero dell’ingratitudine” che descrive con ironia e amarezza... (Dalla prefazione di Rocìo Bolanos)
Non conosco la solitudine,
non in questa terra.
Quello che mi ha strappato la pelle,
le mie vertebre e la mia lingua,
sono le serrature,
la parola deserta, avvelenata,
senza sesso o mistero. La barriera corallina
dove la morte è un talamo imperfetto,
sfigurato e sporco.
Nell’esilio non berrò l'acqua
che dolcemente manca nella tua coppa.
Lascio i cereali nel solito angolo.
Mi porto via solo metà dei frutti,
due ocotes
e un terzo della mia fame.
Quando la solitudine ferirà la mia porta
avrò molte parole per il lungo cammino.
Acquistabile su Amazon qui
Nessun commento:
Posta un commento