
LA DONNA ABITATA
Graffiandola hai veduto la luce verde
e bianca: ha il dono delle piante
mischiato a sangue d’acqua.
Si lecca le ferite come fa il cane a sera
come la luna le figlie adolescenti.
Gridano e piangono gli alberi, e le siepi
con tutte le varici, le litanie dei vecchi;
e piegano al dolore le schiene nude e forti.
Se vedi madre, proteggila, e poi parla
dille del vento che annusa le persiane
dei rami che le chiedono venia, e carità
lo spazio all’infinito dell’aria. Falla entrare
e dolce poi solleva là dove il mento tace;
lavale pelle e poi scorza, fallo piano
è verde, e dopo bianca, la stanza sua segreta.
"... Il testo di Botturi, si parva licet, ha la medesima ambizione: fotografare il proprio Zeitgeist. Annusando lo spirito del tempo contemporaneo Botturi paventa una possibile distruzione della vita umana sulla Terra, causata da un Antropocene mal gestito, e il conseguente silenzio che ne deriverebbe.
Questo è il tema di fondo, preannunciato anche nelle pagine introduttive.
Tuttavia, ai miei occhi, poesia dopo poesia, la figura della Terra, con la sua naturale bellezza, il suo destino di deterioramento, la sua potenza e fragilità, si confonde e si trasfigura allegoricamente nella donna amata. Il libro si trasforma così in un canzoniere, in una straziata dichiarazione di fedeltà all’amore e all’accudimento.
Ci troviamo dunque di fronte a un omaggio, a un canto d’amore indirizzato alla fragilità del mondo e delle persone che lo abitano. Un amore che è al contempo sublimato e carnale.
Un canto che tenta di accordare, di rendere intonato, il grido di dolore che eromperebbe dalla gola, se non albergasse nell’autore una fiducia cieca nella straziante bellezza dell’esistenza.
Si tratta di un omaggio personale e autobiografico, che, evitando il registro diaristico, si fa voce collettiva, voce di strenua resistenza alla fatica, al dolore, alla transitorietà dell’esistenza.
La parola poetica che scaturisce da questo atteggiamento è parola limpida che pare trattenere le lacrime sulle bordo delle ciglia..." (dalla postfazione)
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