Anteprime - Le prose liriche di Finestre

dicembre 01, 2025

Cosa accade quando la poesia rinuncia all’andare a capo ma non alla propria vocazione visionaria? Le prose liriche di Finestre, antologia curata da David La Mantia e Melania Valenti, nasce esattamente da questa domanda: da un territorio di frontiera in cui il verso si scioglie nella frase e la prosa si lascia attraversare da una pulsazione musicale, simbolica, interiore.

La prefazione di Giuseppe Carlo Airaghi traccia il perimetro della ricerca: non si tratta di stabilire definizioni o confini, ma di osservare come, nella scrittura contemporanea, esista un «territorio aperto» dove poesia e prosa non sono categorie opposte bensì possibilità espressive contigue. La “prosa lirica” si fa allora gesto di libertà formale, spazio in cui la lingua si muove senza regole rigide, seguendo l’urgenza dell’immagine più che la disciplina della metrica.

I testi della raccolta – diversi per tono, stile, generazione, immaginari – compongono un mosaico di esperienze che dialogano tra loro per sensibilità più che per appartenenza. Dalla voce autobiografica intrisa di memoria e marginalità, alle meditazioni simboliche sulla natura, alle narrazioni frammentarie che trasformano il quotidiano in percezione poetica, ogni autore porta un tassello a questo “puzzle in perenne costruzione”.

Ciò che emerge è la vitalità della forma breve, la sua capacità di sostenere insieme rivelazione e racconto, immagine e pensiero. Le prose diventano finestre aperte su un mondo interiore che non rinuncia a interrogare il reale, ma lo attraversa con uno sguardo che cerca risonanze, echi, spiragli.

Questa antologia non fornisce risposte, ma indica un luogo. Un luogo in cui la poesia, liberata dai suoi tradizionali recinti formali, continua a interrogare il proprio senso: non più “versificazione”, ma relazione viva con la parola. Ed è forse in questa disponibilità al rischio che risiede la vera forza del libro: nell'idea che la poesia, oggi, possa essere un atto di attraversamento, un modo per rimanere fedeli alla complessità del sentire.