Grani d'oro di Emma Stopelli
«È oro, Mammina, quel che strappiamo
e spogliamo di spighe a mani nude?
Il nostro oro di chicchi chiuso in sacchi,
e l’altro tondo, avvolto in fasce.»
Emma Stopelli
Emma Stopelli annuncia questa sua silloge d’esordio come voce solista con due epigrafi: “Fermati un giorno e una notte con me e dominerai il principio di ogni poesia”, Walt Whitman, Leaves of grass, Song of Myself II, e: “Per noi, c’è solo l’esperienza. L’immobilità non è affar nostro.” Thomas Stearns Eliot, Four Quartets, East Coker V, testimoniando che non si arriva mai davvero nuovi al mondo ma sempre si giunge dal dato esperienziale – da tutto quello che ci ha preceduto, accompagnato e formato. Difatti, questa della Stopelli è una sintesi scrittoria lungamente meditata, macerata e poi distillata tra canto e segno linguistico, tra canto e parola, tra parola e canto. Questo è un esordio, insomma, maturato nei silenzi e nelle attese che poi fanno sulla carta lo scrivere versi. Vale a dire il testimoniato misterioso formarsi della Poesia nell’animo umano.
(dalla prefazione di Massimo Ridolfi)
Il fiore infuocato
Cresceva l'erba gramigna, infelice, aspra
feroce nemica del grano, pettegola
tiranna del campo senza padrone.
E mentre Venere tanto amata inebriava
i ciclamini, la cascina, le edere,
il tuo zoccolo sulla soglia con me languiva
l'ultimo chiarore, ardendo in canone
il nostro affanno: un ganglio irrequieto.
Io così suggevo la rosa dal vespero infuocata,
lunghe ciglia, cicala al primo amore.
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