martedì 12 novembre 2024

La pipa dell'albatro di Otoniel Guevara


Otoniel Guevara (Quezaltepeque, El Salvador, 06/10/1967) è un poeta e giornalista salvadoregno. È stato dichiarato Gran Maestro di poesia dal Ministero della Cultura di El Salvador e la sua opera letteraria è stata dichiarata patrimonio nazionale.

Ha studiato giornalismo all'Università di El Salvador. Ha fatto parte del Fronte di Liberazione Nazionale “Farabundo Martí" durante la guerra civile in El Salvador. Ha lavorato come creativo pubblicitario, giornalista e manager culturale. La sua opera poetica, che si compone di più di trenta titoli, è stata tradotta in numerose nazioni. È fondatore della “Our America Network of International Poetry Festivals” e del “World Poetry Movement” di Medellín (Colombia).




...Ogni sua immagine, per quanto tagliente, conserva un fondo di umanità alla ricerca di significato e bellezza anche se temporanea. Guevara si tiene vicino a tutti gli avvenimenti che partono dai decenni di guerra civile e che ha vissuto sulla propria pelle e parla delle cicatrici di un conflitto che ha coinvolto ogni strato della società salvadoregna. La tensione della voce del disagio che non è solo personale ma collettivo emerge dai suoi versi come sostanza vibrante e si traduce nella vera rivelazione della propria emarginazione. Ad ogni verso il poeta salvadoregno offre uno sguardo crudo ma poetico su temi universali comparendo con un linguaggio oscillante tra il sacro e il profano, Guevara esplora anche il conflitto interiore dell’uomo contemporaneo, diviso tra la ricerca della verità e l’accettazione di un sistema che spesso opprime. Le sue parole si fanno quindi specchio di una resistenza silenziosa, di un rifiuto di essere parte di quel “mercato nero dell’ingratitudine” che descrive con ironia e amarezza... (Dalla prefazione di Rocìo Bolanos)


Non conosco la solitudine,

non in questa terra.


Quello che mi ha strappato la pelle,

le mie vertebre e la mia lingua,

sono le serrature,

la parola deserta, avvelenata,

senza sesso o mistero. La barriera corallina

dove la morte è un talamo imperfetto,

sfigurato e sporco.


Nell’esilio non berrò l'acqua

che dolcemente manca nella tua coppa.

Lascio i cereali nel solito angolo.

Mi porto via solo metà dei frutti,

due ocotes

e un terzo della mia fame.


Quando la solitudine ferirà la mia porta

avrò molte parole per il lungo cammino.


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mercoledì 9 ottobre 2024

Le conseguenze impreviste dei ricordo di Giuseppe Carlo Airaghi


...Quattro mesi prima della sua tragica fine Bruno Ridolfi mi propose di collaborare alla stesura di quella che, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto essere una sorta di autobiografia.

Il mio compito sarebbe stato quello di fornire un impianto narrativo consequenziale a quelli che lui aveva definito appunti sparsi. Nelle sue intenzioni io avrei dovuto colmare le lacune stilistiche di quegli appunti, mediare tra il linguaggio orale e quello talvolta pomposamente letterario, eliminare le numerose ripetizioni, raccordare i singoli avvenimenti, le considerazioni, i lampi di memoria isolati e privi di un filo narrativo coerente. Inutile sottolineare che, malgrado le difficoltà che si prospettavano, accettai subito con entusiasmo.


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Giuseppe Carlo Airaghi è nato a Legnano (MI) nel 1966. Vive a Barbaiana di Lainate (MI).

Per decenni ha chiuso i propri testi nei cassetti della scrivania fino a al momento in cui ha perduto ogni pudore; da allora, esagerando, ha pubblicato le raccolte di poesia:

"I quaderni dell’aspettativa” (Italic Pequod, 2019 - ChiareVoci 2024),

“Quello che ancora restava da dire” (Fara Editore, 2020, vincitore Premio Vito Moretti 2023 e Premio Leopold Senghor 2024),

“La somma imperfetta delle parti" (Ladolfi Editore, 2021),

il poemetto “Monologo dell’angelo caduto" (Fara Editore, 2022, vincitore Premio Città di Arcore 2022),

“Ora che tutto mi appare più chiaro” (PuntoaCapo, 2023), vincitore Premio inediti Lago Gerundo)

 il romanzo “I sorrisi fraintesi dei ballerini” (Fara Editore, 2021).

Ha curato l’antologia “Ogni sguardo su Milano” (ChiareVoci Edizioni 2024).

È componente del gruppo “Officine letterarie - Poesia 33” che si prefigge lo scopo di organizzare eventi dedicati alla condivisione della poesia.


Nel 2024 ha fondato la casa editrice "ChiareVoci Edizioni"

giovedì 29 agosto 2024

La bambina melodrammatica di Adele D'Addario


La bambina melodrammatica 

Adele D’addario nasce a Locarno, in Svizzera sul finire del secolo scorso, da genitori siciliani. All’età di 10 anni, a seguito della separazione dei genitori, si trasferisce a Messina con la madre. A Messina termina gli studi conseguendo la laurea in Lettere.Attualmente vive in provincia di Monza-Brianza dove insegna, come precaria, nelle classi medie inferiori.

"Seguendo il solco delle più collaudate tecniche narrative in questo libro si narra il percorso che dalla crisi passa alla lotta e dalla lotta approda a una risoluzione, con o senza lieto fine lo stabilirà la sensibilità e la personale biografica del lettore. Questo è il primo livello di lettura, il primo strato di terra letteraria che il lettore incontra. Scavando sotto il primo strato viene portata alla luce la poesia. Perché quando la poesia è davvero valida allude sempre ad un altrove, opera uno slittamento di percezione, rimanda a uno scavo ulteriore, più profondo, a ulteriori significati senza mai venire meno alla fedeltà nei confronti dello strato più evidente, quello in superficie. Adele D’Addario lo fa utilizzando un linguaggio contemporaneo, che affonda le proprie radici in un solido terreno di tradizione lirica ma che si spinge in territori che potremmo definire pop in cui risuona l’eco di rime interne nascoste e di quelle ben visibili a fine verso. D’Addario usa una lingua piana, comprensibile che rifugge artifici, abbellimenti inessenziali e virtuosismi fini a se stessi.

Malgrado non miri alle altezze rarefatte del sublime punta comunque decisa alla verticalità del verso piantando al contempo con decisione i piedi a terra, nel quotidiano.Questa schiettezza e questa chiarezza formale vengono attraversate a tratti da metafore spiazzanti e inaspettate che innescano complessità ma non complicazione nel tessuto sintattico e semantico".

L’anniversario

Celebriamo oggi, a questa mensa,
l’anniversario del nostro incontro
mancato, il fiorire disatteso
dei germogli che mai ponemmo a dimora.

Guardami.
Sono un’attesa che freme,
un desiderio che geme e si sconfessa,
una belva che divora se stessa,
la propria ostinata autarchia.

Sono una asserzione reiterata, spogliata
di ogni aggettivo garbato,
sono la soglia di un bisogno
occultato, di un bisogno
che ripudia attese ulteriori
e mai se ne affranca.
Schiava dei miei rimpianti,
della mia sottomissione.

Tu ora guardi altrove, tu
mai davvero sfiorato
dal crollo
del nostro destino mancato.

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mercoledì 14 agosto 2024

Specchi asimmetrici



Specchi asimmetrici 
di Nino Di Paolo

Pagina sinistra, pagina destra, in mezzo uno specchio. Lo specchio è asimmetrico, è ineguale, e ce lo mostra Nino di Paolo confrontando due esistenze, talvolta affiancando su carta la propria esperienza con l’esperienza di un’altra persona. Il rapporto asimmetrico tra i vissuti riportati in poesia non è esplicitato, ma risulta sempre chiaro dalla loro giustapposizione. È una poesia che si costruisce per prossemica ed immediatezza, merito della sensibilità del poeta, in grado di trovare connessioni proustiane e affinità tra le storie, le immagini, i soggetti che lo hanno attraversato, andando a collegare una notizia di cronaca con un episodio della propria memoria. (dalla prefazione di Elisa Malvoni).





3. Senza averne il dovere  


Il digiuno diurno  
a undici anni  
senza averne ancora il dovere  
per sentirsi grande  
poi correre a bere dal rubinetto  
non appena il telefonino  
fa partire la litania  
della preghiera della sera.  



Specchio di 3  

Quando le flebo  
non erano ancora in uso  
e il mio risveglio dall’anestesia  
avvenne in una notte di assonnati infermieri  
il bambino si alzò  
arso dalla sete  
curvo sul dolore della ferita  
e guadagnò anche lui  
un agognato rubinetto. 



Teologia Minima di Giovanni Borroni


Teologia minima di Giovanni Borroni


Questa raccolta riunisce un primo nucleo di poesie che, avendo per oggetto la religiosità e la spiritualità in senso più lato, attraverso l’espressione immediata di sentimenti ed emozioni o l’uso dell’empatia per cercare il senso di fatti di cronaca o delle azioni dei loro protagonisti, vogliono raccontare e condividere una esperienza personale invitando chi legge a proseguire anche da quegli spunti una propria interpretazione delle questioni proposte.


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Giovanni Borroni

Nato a Milano nel 1951, ha lavorato come dirigente medico nei laboratori e dipartimenti di prevenzione del capoluogo e del suo nordovest, senza mai smettere di coltivare la propria passione per fotografia, disegno, studio e formazione universitaria e verso le imprese.

Pensionatosi nel 2012, si è dedicato all'insegnamento nella università popolare della città in cui vive.

Vive la poesia come una delle forme più istintive e immediate di espressione del proprio modo di sentire la realtà e usa soprattutto i social media come via di condivisione di essa.

Dichiaratamente ateo, considera la spiritualità come una importante via per la ricerca di una visione olistica della realtà, oltre la parte che di lei è percepita dai nostri sensi o indagata dalla scienza, che però, a differenza di questa, cade facilmente nell'illusione di raggiungere i suoi scopi con la scorciatoia di una religione che all'ignoto e all'indeterminato contrappone una falsa verità autorivelata che, se arbitrariamente incontestabile e imposta, genera solo ossessioni, fobie e scontri.





domenica 14 luglio 2024

La vida incierta - La vita incerta


La vida incierta - Vita incerta 
di Rocìo Bolaños

..ma Vita incerta non è un libro d’amore sebbene ci siano delle figure amate identificabili. È un libro che traccia una linea sulle cose accadute e desiderate. Che si appoggia a momenti di quotidianità ordinaria come una colazione, una doccia, un’agenda a spirale, una routine al lavoro. Particolarmente significativo il testo “In doccia” che parlando di formiche mette assieme la consapevolezza di sé con la difficoltà a sostenere la propria esistenza. I “millimetri di profondità” raccolgono in un momento inaspettatamente riflessivo (si è in doccia) la dichiarazione della propria piccolezza come essere umano (senza giudizio o morale) quanto la tensione a vivere nonostante tutto. La formica sembra morta ma non lo è, ed è la chiave. Quella stessa formica che ha combattuto fino a prendere “una pausa dalla resistenza, / dal vuoto”, e nella quale si identifica l’autrice... dalla prefazione di Alessandro Canzian.

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Rocío Bolaños è nata in El Salvador e risiede a Busto Arsizio, è insegnante e traduttrice. Attualmente fa parte della redazione di Laboratori Poesia della Samuele Editore nella sezione di traduzioni e del laboratorio internazionale di poesia Helecho Poetico. Collabora nell'organizzazione di eventi culturali con diverse associazioni in Italia e all’estero. Ha pubblicato testi nel collettivo Tempi DiVersi, Grito de Mujer México, Carta di Altino, Samuele Editore, tra gli altri. Ha curato l’antologia poetica El Desarraigo. 18 poetas transfronterizos Nautilus Ediciones 2021. Per Laboratori Poesia cura la rubrica di traduzioni L'arte del quasi

Ogni sguardo su Milano

 

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La città e la provincia nel linguaggio della poesia contemporanea 


di Autori Vari

La pipa dell'albatro di Otoniel Guevara

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